Nude Aglianico d'Irpinia 2005
Cantina Giardino
di Angelo Melillo- Via Petrara, Ariano Irpino (AV)
- denominazione: Igt - Indicazione Geografica Tipica
- tipologia: Rosso
- vitigni: Aglianico
- alcool: 14º
- prezzo: 30 €

PRODUTTORE: Cantina Giardino
ZONA: Campania - Italia
Nude, infatti, dopo un po' di ossigenazione, si apre dando al naso buone sensazioni (liquirizia, frutta rossa matura, confettura, speziatura, soprattutto pepe e nota balsamica), offrendone altrettante alla vista (un bel colore rosso granato, impenetrabile al centro sottolineando il grande estratto e la struttura, confermati dalla consistenza nel bicchiere). In bocca una sorpresa. Ci si aspetterebbe una “fetta di vino”, un grande spessore che ti impegni la bocca in modo arrogante, invece il vino scorre leggero sopra la lingua, si guarda un po' intorno e va giù lasciando un equilibrio e un'insospettabile freschezza nonostante i suoi 14 gradi alcolici. Un vino ben fatto, equilibrato in tutte le sue componenti.
Punteggio 88/100.
Abbinamenti: carni rosse, carni nere (cacciagione da pelo)
Uve: Aglianico d’Irpinia 100% provenienti da vigne coltivate col metodo Biologico non certificato
Affinamento: in barriques e tonneaux di terzo passaggio per 36 mesi, 18 mesi in bottiglia.
Chi fa un vino biologico o biodinamico o free-wine lo fa perchè crede nei valori del salutismo, della natura, del rispetto verso gli altri, oppure perché vuole prendersi una fetta del nuovo mercato, rivolgendosi ad un specifico gruppo di consumatori eco-friendly, ammantando il vino con un alone di ascetismo (salvo apportare variazioni sul tema allorquando il mercato dà altri segnali).
Cosa c'entra l'uso di solfiti con un vino rosso bio? Il disciplinare del bio - mi potrebbe essere risposto - ne consente l'uso fino a 60 mg/litro (per i bianchi 80mg/l), e se vi sono solfiti aggiunti va scritto in etichetta. Allora perché spesso voi del biologico non ne fornite il valore esatto per aiutare il consumatore? Forse questa operazione significherebbe assumersi delle responsabilità scomode!
Io ho esperienza personale di una azienda che usa meno solfiti di quanto previsto dal biologico, ma senza enfatizzarlo. I vini rossi si possono tranquillamente fare senza aggiunta di SO2: se usi uve sanissime, hai una cantina molto pulita, se sei rapido nella raccolta e nella lavorazione e controlli in modo maniacale gli step successivi della vinificazione. La cosa si fa molto difficile se vuoi “costruire” un gran prodotto che possa spuntare un prezzo da ultra-premium: devi macerare molto per avere molto estratto-struttura, molti aromi, prendendo grossi rischi, in quanto i batteri acetici sono in agguato e possono vanificare il tutto producendo in eccesso acetaldeide, acido acetico, acetato di etile e quindi acescenza, spunto acetico (sostanze che in piccole concentrazioni contribuiscono alla qualità al vino, ma, come succede per i farmaci, il dosaggio sbagliato ne fa un veleno).
Si utilizza anidride solforosa (che darà poi origine ai solfiti) per evitare tutte queste complicazioni. Ne usano poca, nella Cantina Giardino, perché i batteri sono più sensibili alla sostanza rispetto ai lieviti indesiderati e pericolosi, ma comunque aggiungono (eppure loro stessi ci hanno raccontato al corso di "Wine Business" che al vino si deve togliere e non aggiungere!). Questo è il primo aspetto. Altra questione: se vogliamo un prodotto che ci dia più forza sul mercato (un prezzo più alto) dobbiamo allargare il corredo gusto-olfattivo. Sai allora che c'è? Il tino di legno da 70 ettolitri che faceva tanto Francia, tanto tradizione, tanto snob lo abbandoniamo e prendiamo invece delle barrique (la barrique????) che conferiranno al vino tante note tostate, speziate, balsamiche.
La scelta del biologico non dovrebbe essere soltanto una scelta di marketing. I recenti comportamenti d'acquisto di una larga fascia di consumatori si orientano verso prodotti che si fregiano di questo titolo. Ma l'adesione a questo standard non dovrebbe essere dettata da un calcolo sul posizionamento del prodotto nel mercato, da un'attenta osservazione sul target più appetibile, dalla possibilità di creare un feticcio per chi non sa resistere al fascino dello status symbol. Le aziende che optano per il biologico non certificato hanno un codice di autocontrollo, ossia sono controllori di se stesse (ohibò!). Se l'adesione è mossa dalla condivisione dei principi fondativi il controllo è implicito nella loro attività e coscienza, ma se sono marketing oriented il consumatore dovrebbe tenere gli occhi bene aperti. Le cantine, piuttosto che insistere sul progetto di vita e sui nobili ideali in fase di comunicazione, sarebbero più oneste e coraggiose nell'ammettere che il loro non è nulla più che un progetto commerciale. Il mercato offre una nicchia di mercato ricca (con un target di riferimento medio-alto per cultura e portafoglio) in cui poter giocare un ruolo non più marginale, con la prospettiva di volumi di vendita più bassi ma un guadagno più elevato rispetto alla media generale. Questo è quello che bisognerebbe dire, soprattutto se sei ad un corso di perfezionamento in “Wine Business"! Sia premiata la trasparenza, l'onestà, la coeren
-
condividi su
- link
- 3171
- 0
- 0
Niccolò Desenzani